A volte succede come per sbaglio

A volte succede che due si incontrino così, come per sbaglio. Tu sei in quel punto esatto, stai facendo esattamente quella cosa e l’altro pure. Non si capisce perché, ed è anche raro, ma può accadere. E’ come uno scontro più che un incontro. Come se entrambi foste in posa per la stessa identica fotografia davanti allo stesso fotografo. Ed è come se l’intenzione del fotografo o il suo errore abbia fatto sì che due fotografie diverse, fatte in giorni diversi a due persone diverse, ma esattamente nello stesso luogo e nelle stesse condizioni si sovrapponessero. E tu nemmeno lo volevi quest’altro appiccicato. Te lo ritrovi sopra e non sai nemmeno chi è. Magari neanche ti piace come si veste o come porta i capelli. Però e là e in qualche modo c’è arrivato. Poi scopri che gli piacciono i tuoi stessi profumi, che legge i tuoi stessi libri, che ama la musica classica, il teatro… boh, ti dici, che strano trovarsi in una fotografia insieme a questo che sembra il tuo doppione eppure non è te. Magari non è una cosa grave, pensi. E non lo è, infatti, è solo una fotografia. La puoi buttare via se vuoi, bruciare anche, o dimenticarla in un cassetto e ritrovarla dopo vent’anni. Non è grave, essere nella stessa fotografia insieme a lui. No, non lo è se l’altro non stimola i tuoi desideri e le tue voglie. Si rimane uniti-amici anche a distanza. Ci si sente dopo anni e si parla del più e del meno come se il tempo non passasse. Ci si sposa, si fanno figli con altri, insomma tutto normale. Come avere un’amico di penna dall’altra parte del mondo solo che questo è dentro una fotografia insieme a te e la fotografia è nel cassetto del tuo comodino. Il problema nasce quando quello, oltre ad avere la fotografia fusa con te (che mi fa pensare a chili di formaggio di una fondue raclette che si sfilacciano ogni volta che cerchi di sollevarne un pezzo dalla pentola), stimola anche i sensi del piacere. In quel caso è davvero un casino… Non ti auguro proprio di trovarti in quella situazione. Fin quando ci stai dentro, nella foto intendo che ti credevi, è un piacere sottile, appagante, quasi viscerale. Ma quando capita, per decisione o per i casi della vita, di scollarti l’altra immagine di dosso, allora sì che cominciano i problemi. Eh, dirai, ma è quello che volevo, non lo sopportavo più quello appiccicato sopra, mi sentivo oppresso, un pezzo storto bloccato in un’immagine che non cambia mai. Già, proprio così. Ma non sapevi quello che sarebbe successo dopo. Dopo ti accorgi che un qualche frammento è, comunque, rimasto in quella vecchia foto. Non sai nemmeno quale frammento, però senti che qualcosa c’è rimasto e ti manca. Prima l’avevi, quella cosa là, quella che ti manca, e ora non l’hai più. Forse era un po’ del colore dei tuoi capelli o della tua pelle o, forse, un po’ del tuo profumo o il suono della tua risata. Boh, chissà! Non si riesce a capire cosa sia eppure ti rendi conto che chiunque verrà dopo avrà un’immagine più sbiadita di te, un po’ meno colorata, un po’ meno felice, un po’ meno te…
Ti potrà persino capitare, di notte e nel silenzio, di pronunciare il suo nome senza aver pensato a lui, o di vedere i suoi occhi mentre fai l’amore con un altro. Cosi, all’improvviso, e senza ragione. E, anche se sei felice, ti prende un’irrefrenabile nostalgia di quella fotografia… di certe notti d’inverno in cui la sua immagine sopra ti scaldava, di quelle passioni condivise, di quei libri di poesie che entrambi amavate leggere la notte invece di dormire. Robe così… insomma un casino.

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