Sono stata a Palermo per il Terziario Donna LAB. Come sempre l’evento, già di per sé eccezionale, si è svolto in una location eccezionale, con un programma eccezionale e con un benvenuto ancora più eccezionale.
In questo benvenuto c’è un pezzo della storia siciliana ed italiana troppo spesso ignorato o dimenticato che ha condizionato la vita dell’intero paese. Vorrei condividere con tutti questo bellissimo intervento dell’Avv. Concetta Giallombardo: incredibilmente vero, poetico e vibrante di amore per la propria terra..
Benvenuti a tutte e tutti
questo incontro si svolge oggi in un luogo che ci parla del nostro passato e del nostro futuro. Più tardi andremo a visitare anche un altro luogo che è anche esso molto significativo
La Chiesa dello Spasimo. La Chiesa che ha il cielo come tetto. Anche li si legge il nostro passato e il nostro futuro sia pure come metafora .
La narrazione dela chiesa dello spasimo ondeggia su un elemento misterioso.
Questo tetto c’era ed è stato distrutto da un incendio e mai più ricostruito o non c’è mai stato e dunque si tratta di una maestosa incompiuta?
Be forse non è poi così importante saperlo.
Il fatto è che abbiamo un luogo magico che ci suggerisce come il degrado più completo possa essere ricomposto se solo l’impegno delle persone lo voglia.
Perchè quel luogo è stato proprio il cantiere dell’impegno. Dell’impegno di privati cittadini e della pubblica amministrazione. Ma la mia percezione personale è anche che quel luogo ci rappresenta come comunità.
Noi siamo stati devastati da un grande incendio e ancora non riusciamo a ricostruirci?
O siamo una grande incompiuta con una prospettiva aperta , proprio come un cielo sempre a portata di visuale?
Io penso che siano vere tutte e due le cose, e comunque che il futuro è nelle nostre mani.
Ma torniamo al posto in cui oggi siamo. Sui muri di questa sala si legge un pezzo di storia che non è molto conosciuto ed è per ciò che voglio raccontarvelo. Il 9 maggio del 1943 Palermo fu sottoposta ad uno dei più intensi e spaventosi bombardamenti da parte degli americani che si apprestavano a sbarcare in Sicilia. Fu il primo bombardamento a tappeto , e Palermo la prima città che lo subì . Durò un giorno e una notte. Il cielo di mezzogiorno di una domenica piena di sole diventò scuro perchè le fortezze volanti lo riempirono completamente.
Ci furono tremila morti , trentamila mutilati e feriti. Vennero bombardati anche i ricoveri. Nel rifugio di Via Lincoln morirono trecento bambini.
Lo sfacelo delle opere fu enorme , la desolazione della popolazione fu immensa.
A Palermo erano presenti strutture produttive e commerciali.
Un grande porto e un cantiere navale che occupava in media 1000 persone.
Una industria aeronautica gestita dalla Caproni-Ducrot costruzioni.
Un cementificio .
Un aeroporto militare.
Un idroscalo.
Cinque stazioni ferroviarie
Un servizio di trasporti urbani con tram e filobus elettrificati.
La rete idrica disponeva di cinque acquedotti.
La rete telefonica era in forte sviluppo.
A Palermo lavoravano una miriade di piccole industrie artigiane a conduzione semifamiliare o familiare.
Tutto fu distrutto , ma c’era la guerra.
Il sacrificio del tessuto economico e imprenditoriale si iscriveva in questo scenario. E Il bombardamento faceva parte della strategia di preparazione allo sbarco che si verificò il 10 di luglio. Ma quello che si verificò dopo lo sbarco fu una vera anomalia.
Attraverso la mediazione dei comandi militari americani si ebbe il salto di qualità di una associazione a delinquere che, a partire da quel momento, si trasformò da mafia rurale in mafia urbana, occupando fisicamente i ruoli amministrativi di molte realtà territoriali.
Se questa mediazione sia stato il frutto di un accordo o la conseguenza di scelte dettate dalla contingenza del momento non è dato sapere, e si registrano le posizioni a volte contrastanti degli storici. Il fatto è che queste scelte del comando militare alleato hanno posto le basi per il destino di quest’isola. Da quel momento l’organizzazione criminale ha condizionato la vita del popolo siciliano, e ha stravolto le regole che sovraintendono ad un sano ed equilibrato sviluppo economico e sociale. Questa situazione ha permesso che nella nostra terra si disattendessero nella pratica quelle regole e quei principi che i padri e le madri costituenti hanno posto alla base dello stato di diritto.
Secondo le ricostruzioni storiche più accreditate , in termini abbastanza generici, si può dire che nelle operazioni militari dello sbarco e dell’avanzata degli americani la mafia ha giocato un ruolo abbastanza marginale , mentre si può decisamente affermare che, sotto il progilo della riorganizzazione amministrativa del territorio, in quel momento storico si è decisamente impadronita delle amministrazioni civili, restandone a capo e gestendole anche dopo che gli americani se ne furono andati.
L’alleanza dei vertici della Marina degli Stati Uniti con la mafia americana era nata nel ’41- ’42 per contrastare le azioni di sabotaggio dei convogli militari navali.
L’intervento della mafia risolve il problema con l’impegno diretto di Lucky Luciano, alias Salvatore Lucania, nato a Lercara Friddi , un paese a pochi chilometri da Palermo, ed emigrato negli Stati Uniti, dove era diventato un boss della criminalità organizzata.
Quando nel 43 gli alleati decidono di sbarcare in Sicilia entra in gioco anche questa alleanza. Gli americani , ai quali era stata data la competenza per la Sicilia Occidentale, si rendono conto di avere carenze nell’intelligence.
Alla vigilia dello sbarco l’ammiraglio Kent Hewitt scopre di non avere nemmeno un ufficiale che parla italiano.
Vengono reclutati sei ufficiali in grado di parlare italiano .
Questi ufficiali vengono forniti di un elenco di persone da contattare in Sicilia, L’elenco è stilato dai mafiosi di New York.
Si tratta di malavitosi per lo più espulsi dagli stati uniti, ma appunto questa circostanza li rende molto utili. Uno di questi ufficiali, il tenente Paul Alfieri ,in seguito dichiarerà : “furono molto disponibili a cooperare e di grande utilità perchè parlavano sia sia il dialetto della regione sia un pò di inglese”.
Segnalo solo un altro partoicolare: Il luogotenente di Lucky Luciano, Vito Genovese, fu l’aiutante e l’interprete del comandante militare degli affari civili dell’AMGOT, Charles Poletti.
L’AMGOT era l’organo militare deputato alla amministrazione dei territori occupati dagli alleati.
Cosa accade quindi: accade che la mafia, a lungo inattiva perchè contrastata dal regime fascista con il prefetto Mori, si rimette in funzione e viene posta nelle condizioni di giocare le sue partite non più esclusivamente nel contesto rurale da cui storicamente traeva origine, e nel quale fino a quel momento aveva operato, ma anche nella amministrazione degli enti territoriali.
Buona parte dei sindaci e prefetti che vengono nominati sono in realtà uomini di cosa Nostra.
Il capo indiscusso della mafia siciliana Calogero Vizzini viene nominato sindaco del suo paese, Villalba.
Sessanta comuni del Palermitano ebbero sessanta sindaci mafiosi. Questo affermarsi nei gangli della struttura aministrativa fornisce ai mafiosi uno spazio enorme nel quale imparano presto ad agire per il loro massimo profitto.
Quello che si verifica negli anni successivi e nella incuranza colpevole o forse anche con la complicità del potere politico centrale è dunque il programma economico della mafia .
La realizzazione di questo programma comporta: L’annullamento di una corretta e leale concorrenza.
Il soffocamento delle realtà aziendali e imprenditoriali con la forzata imposizione del pizzo, e spesso con la espropriazione subdola e violenta di quelle attività che si manifestavano lucrose. Il conseguente degrado delle condizioni del mercato del lavoro.
In definitiva, la impossibilità di una sana crescita economica della Sicilia con la compromissione della costruzione di una corretta identità sociale.
Tutto il programma economico mafioso è stato realizzato ricorrendo alla violenza e alla sopraffazione. con una crudeltà che fa rabbrividire per come a volte si è manifestata financo nei confronti di bambini.
Ma vi ricordo le parole di Falcone: “la mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”
Contro questo stato della nostra realtà economica e sociale noi siciliani abbiamo costantemente in corso una battaglia che è difficile, pericolosa, spesso frustrante, ma che ci vede in gran parte impegnati e convinti.
E‘ anche vero che continuano ad esserci innumerevoli ostacoli che provengono non solo direttamente dall’organizzazione criminale, ma anche da una narrazione incompleta e a volte mistificante della nostra realtà sociale.
Ma vogliamo continuare ad avere un atteggiamento di fiducia e, per quanto ci riguarda, anche l’incontro che oggi ci vede qui fa parte di questo cammino.
Perchè in queste giornate si parlerà di un altro modo di intendere lo sviluppo economico: alternativo, possibile, anzi già in atto, e fortemente auspicato dai siciliani .
E mi permetto di fare un auspicio, ma anche una previsione: in questo percorso un ampio spazio dovrà essere coperto dalla iniziativa femminile.
Dunque grazie di essere qui.
Ci disponiamo tutti ad un attento ascolto.
Buon lavoro
Concetta Giallombardo